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sabato 29 agosto 2020

Centro studi: cultura - il flagello della canzone.

IL FLAGELLO DELLA CANZONE:

                                     -Immagini di Achille Lauro allo scorso Festival di Sanremo-


Quello della "canzone", ovvero della musica moderna, è un flagello che imperversa soprattutto nel nostro paese, che è stato inglobato nella cosiddetta "cultura trash", che significa letteralmente <<spazzatura>>.
L'inflazione di tale genere della cosiddetta musica trash o musica leggera (leggera perché non ha valore ed è fatta solo per meri intenti speculativi) è dovuta principalmente ai media e social media, dalla radio e dalla televisione, quando esse hanno dovuto riempire un notevole spazio dei loro programmi non disponendo dell'inventiva necessaria per rimediarvi con qualcosa di diverso. L'iniziativa si è ulteriormente sviluppata già da tempo e da generazioni con i vari "Festival della canzone" e simili, il limite essendo costituito da quel vero strazio che è "il festival di Sanremo", nella quale è anche nota l'incidenza di precisi interessi speculativi e finanziari, estranei a ogni cultura. E' esistita la musica "underground" come un genere rivoluzionario a sé, non eccessivamente diffuso oltre il suo luogo d'origine, a prescindere da alcune produzioni isolate in altre aree del paese. La diffusione della "canzone" a cui noi, invece, qui alludiamo è dovuta a processi ben organizzati che hanno portato ad un vero e proprio abbrutimento di un pubblico, il quale a tale riguardo è apparso essere caratterizzato da una completa incapacità di reagire e di contestare le ingiustizie della società. Si è creato, in effetti, un circolo: la immissione sistematica del genere ha prodotto un dato orientamento tendenziale del pubblico, il quale a sua volta è servito come base e come giustificazione per una ulteriore somministrazione e così via, in poche parole, un business. A ciò si debbono riportare i cosiddetti "indici di gradimento", che se non ne segui rigorosamente i canoni non hai futuro in questo settore, indici tali che, se non si avesse in vista l'artificiosità della situazione, avrebbero un carattere preoccupante. Anzitutto che queste "canzoni", nel loro insieme, siano prive di ogni qualità appare dal fatto che mentre tra le composizioni musicali affini del precedente periodo se ne possono trovare di quelle che gli inglesi chiamano "ever-green", ossia canzoni che si riascoltano sempre volentieri, non vi è nessuna delle canzoni lanciate negli ultimi anni e presentate come dei "successi" le quali abbiano sopravvissuto, più o meno, ad una o due stagioni. Essenzialmente vuote e insipide, senza nessun concetto vero e valore, esse hanno avuto una vita effimera. Questa è l'unica cosa che consola. Al flagello della canzone si associa quello dei suoi esecutori, cantanti o "cantautori" che siano. A parte il loro aspetto, quasi sempre ebete, buffonesco, forzato, quanto a voce vi è da pensare che non si sappia quasi più che cosa sia una cultura di essa, cultura proprio in questo genere assai necessaria. Anche quando un certo volume vocale non manca, viene trascurata completamente un' adeguata elaborazione di questa "materia prima" anzi, come oggi va di "moda", spesso sembra cosa bella il contraffare la voce (1) o cantare in modo rauco o urlando. A tale riguardo può ben dirsi che la designazione dell'Italia quale "paese del bel canto" appartiene proprio al passato.

(1) Nel nuovo genere della "Trap" va di moda camuffare la voce con L'AUTOTUNE, ciò determina secondo il nostro punto di vista, già un camuffamento del reale, del vero volto e sentimento che può esprimere una canzone, e del suo valore intrinseco con la realtà che la circonda. Il genere della "Trap", ascoltata soprattutto dai giovani e giovanissimi, ha un effetto plasmante, ha portato ad un livellamento dei valori, creando falsi-valori e portando la canzone a mero ed esclusivo ordine materialistico e consumistico, distruggendo così i precedenti valori "rivoluzionari" di un genere come l'"Hip-Hop underground" che trattava temi di giustizia sociale. 

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